Un’espressione che sentiamo spesso usare è quella di “km zero”, ma cosa significa in pratica?

 

Prendiamo per esempio la realtà di Ferrari Bio, un’azienda agricola a Pecorile, in provincia di Reggio Emilia. L’azienda comprende una trentina di ettari fra boschi, terreni e prati stabili. Proprio qui vengono prodotti buona parte dei foraggi per la mandria, composta da un centinaio di vacche. Quando il foraggio prodotto internamente non è sufficiente si acquista da altre aziende, sempre della zona e fidate perché, come dice Lucia Ferrari di Ferrari Bio: “Così sappiamo cosa diamo da mangiare ai nostri animali”. Le mucche pascolano liberamente sulle colline dell’azienda, e qui mangiano l’erba dei prati stabili e si abbeverano in un piccolo laghetto. I campi vengono concimati con le deiezioni di questi animali, e sui campi non finisce niente che non sia naturale e prodotto internamente: niente pesticidi, niente sementi Ogm. Persino la luce che illumina le stalle aperte è prodotta in loco, da un impianto fotovoltaico che ogni giorno, grazie al sole degli Appennini, produce energia pulita che copre il 100% delle esigenze energetiche dell’azienda.

Quando il latte è munto viene venduto nello spaccio aziendale oppure trasportato a un caseificio a portata di passeggiata, per essere trasformato in Parmigiano Reggiano Dop bio, un prodotto che, come tutti sappiamo, è fatto solo con latte, caglio e sale.

 

Km zero è un’espressione che sentiamo usare spesso, e troppo spesso in modo approssimativo: per Ferrari Bio il Km zero non è uno slogan, ma una filosofia produttiva.

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